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      — Insomma, vi auguro che non abbiate a pentirvi della vostra durezza quando sarà troppo tardi!! — esclamò Maria. — Ma, lo crediate o no, le mie inquietudini a proposito di Eva e gli strapazzi fatti per la cara bambina hanno sviluppato in me ciò che da gran tempo io avevo sospettato. —
      Quali fossero gli strapazzi che Maria accennava era difficile a sapersi.
      Saint-Clare fece questa riflessione, e si avviò alla carrozza che riconduceva Evangelina e miss Ofelia.
      Quest’ultima andò difilato alla sua camera senza dir parola, per deporvi lo scialle e il cappello, come era solita, mentre Evangelina, accorsa alla voce di suo padre, gli si sedette sulle ginocchia per narrargli ciò che aveva udito in chiesa.
      Si sentì allora una forte esclamazione di miss Ofelia partir dalla sua stanza che, come quella in cui essi stavano seduti, si apriva sulla veranda, e voci di rimprovero violento rivolte a qualcuno.
      — Che altra diavoleria ha inventato Topsy? — domandò Saint-Clare. — Poiché senza dubbio la cagione di tutto questo fracasso è costei! —
      Un istante dopo giunse miss Ofelia in gran collera, traendo seco per mano la delinquente.
      — Su via, vieni innanzi: — gridava essa — voglio dirlo al tuo padrone.
      — Che c’è? Sentiamo, — disse Agostino.
      — C’è che io non posso più a lungo essere tormentata da questa bricconcella. Ho sofferto anche troppo. Nessuno al mondo resisterebbe più oltre. Io l’avevo chiusa nella mia camera e le avevo dato un inno da imparare. Sapete che cos’ha fatto, invece? Scopre dove sono le mie chiavi, apre il mio cassettone, prende una guarnizione da cappelli ricamata, e la taglia a pezzi per far delle camicie alla sua bambola.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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