Essa dice che adoperò tutti i mezzi possibili.
— È proprio vero; e l’antica mia padrona diceva la stessa cosa. Mi frustava ben più fortemente, mi tirava per i capelli, e mi batteva il capo contro gli usci. Ma non ne cavò mai niente. Io credo che se mi venissero strappati dalla testa tutti i capelli, non diventerei migliore. Sono tanto perversa!
— Io non voglio più saperne! — disse miss Ofelia.
— Permettetemi una domanda, — disse Saint-Clare.
— Quale?
— Se non vi basta l’animo di convertire una pagana abbandonata interamente a voi, a che pro inviare missionari fra un popolo di bruti? —
Miss Ofelia non rispose.
Evangelina, rimasta fino allora muta spettatrice di questa scena, fece cenno a Topsy di seguirla.
V’era, all’estremità della veranda, una stanzetta con l’uscio a vetri di cui Saint-Clare si serviva per gabinetto di lettura.
Colà entrarono Evangelina e Topsy.
«Che farà Eva?» pensò Saint-Clare.
E inoltrandosi in purità di piedi, sollevò la tenda che copriva l’uscio a vetri e guardò nella stanzetta. Poco dopo, ponendosi il dito sulle labbra, fece cenno a miss Ofelia di avvicinarsi. Le due fanciulle sedevano per terra: Topsy conservava la sua solita aria maligna e indifferente, mentre Evangelina era in preda a profonda commozione.
— Perché sei tanto cattiva, Topsy? Non vuoi dunque bene a nessuno al mondo?
— Davvero non lo so. Voglio bene allo zucchero e ai pasticci: ecco, — rispose Topsy.
— Ma non ami tuo padre e tua madre?
— Non ne ebbi mai, lo sapete; ve lo dissi già, miss Eva.
— Ah, sì, me ne ricordo!
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