— Che idea ridicola! Non ci sei che te, per pensare cose simili! Ma infatti, potrebbe anch’essere.
— Mamma, Iddio non è suo padre come è padre nostro? Non è Gesù il suo Salvatore?
— Sì, può essere, ti dico. Credo che Iddio abbia fatto tutti gli uomini. Ma dov’è la mia boccettina?
— È pur triste cosa! — esclamò Evangelina, con gli occhi fissi sul lago, come parlando a se stessa.
— Che vuoi dire? — chiese la madre.
— Dico che è pur triste cosa pensare che una creatura, la quale avrebbe potuto divenire un angelo e abitare un giorno nel Cielo, cada giù giù nel profondo, né vi sia chi la soccorre. Infelice!
— Non possiamo farci nulla; è dunque inutile accorarsene, Eva! Il meglio è l’esser grati a Dio dei beni che ne riceviamo.
— Eppure io m’affliggo pensando alle povere creature che non hanno alcun bene.
— Strana idea. La mia religione m’insegna d’esser grata dei benefizi che godo.
— Mamma, — disse Evangelina — vorrei che mi tagliassero alcune ciocche dei miei capelli; anzi, molte.
— Perché?
— Vorrei darne ai miei amici finché sono in grado di farlo io stessa. Vuoi chiamar la cugina affinché venga a tagliarmeli? —
Maria rinforzò la voce per chiamare miss Ofelia senza scomodarsi.
Quando la vide entrare, Evangelina si sollevò alquanto sopra i cuscini, e scotendo le lunghe sue trecce dorate, disse con aria scherzevole:
— Venite, cugina, a tosar l’agnello.
— Che significa ciò? — chiese Saint-Clare che entrava in quel momento recando alcune frutta che aveva còlte egli stesso.
— Babbo, io prego la cugina di tagliare una parte dei miei capelli.
| |
Iddio Gesù Salvatore Iddio Evangelina Cielo Eva Dio Evangelina Ofelia Evangelina Saint-Clare
|