Poveretto! Lo fa volentieri; sai bene che non può farmi altro, eppure, desidera tanto di fare qualche cosa per me.
— E io no, Eva? — disse il padre.
— Sì, sì, tu fai molto per me, e sei il mio tutto; tu mi fai la lettura, tu mi vegli di notte. Tom non ha che questo e i suoi canti; eppoi, egli è più robusto di te. Sento che mi porta con maggior facilità e senza stancarsi. —
Tom non era il solo che desiderasse far qualche cosa per Evangelina. Tutti gli schiavi della famiglia partecipavano a quel desiderio e gareggiavano di zelo per servirla.
Il cuore della povera Mammy volava sempre verso la padroncina; ma essa non aveva modo di recarvisi né giorno né notte, perché Maria aveva dichiarato che il suo stato di salute non le permetteva di rimaner sola. E poi, sarebbe stato contrario ai suoi principii concedere che altri avesse un momento di tregua. Venti volte la notte Mammy doveva alzarsi dal letto per fregarle i piedi, o bagnarle la fronte, o cercare il fazzoletto, o darle da bere, abbassare una cortina perché v’era troppa luce, sollevarla perché faceva troppo scuro. Di giorno, quando credeva di potersi recare un momentino presso l’inferma, Maria trovava mille modi per darle da fare, tenerla presso di sé, o commetterle nuovi ordini. Sicché Mammy non poteva vedere Evangelina che alla sfuggita.
— Mi sento in obbligo di badar bene alla mia salute, — diceva Maria — debole come sono e con le cure che io debbo a questa cara fanciulla.
— In verità, — rispondeva Saint-Clare — mia buona amica, credevo che la nostra cugina te n’alleviasse il peso.
| |
Eva Evangelina Mammy Maria Mammy Maria Mammy Evangelina Maria Saint-Clare
|