Dopo alcuni momenti Tom tornò col medico, il quale gettò sulla giacente uno sguardo, e non fece parola.
— Quando è avvenuto questo cambiamento? — chiese poi a bassa voce.
— Allo scoccare della mezzanotte. —
Svegliata dall’arrivo del medico, Maria uscì in gran fretta dalla camera vicina, e tutta conturbata esclamò:
— Agostino! Cugina mia! Che c’è?
— Zitta! — rispose Saint-Clare, con voce tremante. — Essa muore. —
Mammy udì queste parole, e corse ad avvertirne gli schiavi. Tutti di casa furono subito in piedi: i lumi correvano; si udiva rumor di passi da una stanza all’altra; facce ansiose riempivano la veranda e guardavano piangendo attraverso ai cristalli. Ma Saint-Clare nulla intese, nulla disse: egli vedeva solamente quell’espressione misteriosa sul volto della fanciulla addormentata.
— Oh! — esclamò. — Se volesse destarsi e dirmi ancora una parola! —
E chinandosi sopra di essa le mormorò dolcemente all’orecchio:
— Eva, mia diletta Eva! —
I grandi occhi azzurri della fanciulla si apersero, un sorriso le balenò sul volto. Essa tentò di sollevare un poco la testa e di parlare.
— Mi ravvisi, Eva?
— Caro babbo!... — diss’ella facendo un ultimo sforzo e mettendogli le braccia intorno al collo; ma queste ricaddero.
Saint-Clare vide uno spasimo di agonia passarle sopra il volto. Ella aveva il respiro affannoso e le sue manine tremavano convulsamente.
— Gran Dio, è cosa troppo orribile! — esclamò egli voltandosi altrove con disperazione e stringendo con ansia le mani di Tom, senza sapere ciò che facesse.
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