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      Per certo c’è un’altra vita, una vita la quale, dal momento che vi si crede, dà un valore nuovo, solenne e misterioso, ad ogni istante della vita umana. Saint-Clare lo sapeva bene, e spesso, nelle sue ore di solitudine, sentiva una voce tenera e infantile chiamarlo nei cieli, e vedeva una piccola mano indicargli la via; ma la tristezza, pari a un letargo profondo, si aggravava su lui e gl’inceppava il piede. Egli era una di quelle nature che per virtù del proprio istinto comprendono le cose della religione più chiaramente e meglio di molti cristiani dediti alle strette pratiche della Chiesa. Il dono di apprezzare in tutta la loro soavità e nei più intimi loro rapporti le verità morali, pare dato talvolta a coloro che nel corso di tutta la loro vita se ne dimostrarono trascurati. Quindi Moore, Byron e Goethe non di rado descrissero il vero sentimento religioso con maggior fedeltà di quanto possano far coloro la cui vita intera è da esso governata. In tali uomini lo sprezzo della religione è il più orribile tradimento, è un peccato mortale.
      Saint-Clare non aveva mai voluto conformarsi ad alcun dovere religioso. Una certa squisitezza di sentire gl’ispirava così alta idea del cristianesimo e dei doveri che impone, che egli arretrava, impaurito dalla coscienza di averli a compiere.
      Tale è la instabilità della natura umana, specialmente nella sfera dell’ideale, che preferisce di non intraprendere una cosa, anziché abbandonarla imperfetta.
      Tuttavia, per più rispetti, Saint-Clare era molto mutato.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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