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      — Dal momento che un povero ignorante quale io sono può lavorare al servizio del Signore, il padrone Saint-Clare, che ha dottrina, ricchezza e amici, quanto potrebbe fare per Lui!
      — A quanto pare, tu credi che il Signore abbia bisogno che si faccia molto per Lui? — disse sorridendo Saint-Clare.
      — Noi ci adoperiamo per il Signore quando facciamo del bene alle sue creature.
      — Ecco una buona teologia, Tom; essa è migliore di quella di certi nostri dottori. —
      Qui il colloquio fu interrotto dall’annunzio di alcune visite.
      Maria Saint-Clare fu addolorata dalla perdita di Evangelina quanto poteva esserlo; e siccome aveva il privilegio di rendere infelici tutti coloro che la circondavano mentre soffriva, i servi che le stavan più vicini avevan doppia ragione di piangere la morte della fanciulla, la quale con le sue gentili intercessioni li aveva più volte schermiti dalle crudeli, egoistiche esigenze di sua madre.
      Mammy in ispecie, la povera vecchia, che strappata dalla sua famiglia aveva trovato modo di consolarsene in quella dolce creatura, si sentiva spezzare il cuore. Ella si lagnava notte e giorno. Per eccesso di dolore era meno attenta; e ciò attirava sul suo capo ogni sorta d’invettive.
      Miss Ofelia sentiva anch’ella quella perdita; ma nella rettitudine del suo cuore, il cordoglio produceva frutti di vita eterna. La sua indole si era addolcita; e sebbene egualmente assidua nell’adempimento d’ogni suo dovere, sapeva disimpegnarsene con aria serena, tranquilla, come persona che scenda non invano nel proprio cuore.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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