Topsy non divenne una santa tutt’a un tratto, ma la morte di Evangelina produsse in essa un cambiamento notevole. Aveva deposto la sua ostinata indifferenza, dimostrava desiderio del bene, brama di migliorare; e benché questi suoi tentativi fossero talvolta incompresi, interrotti, le rimanevano pur sempre nel cuore.
Un giorno che miss Ofelia aveva fatto chiamare Topsy, questa nell’accorrere si celò in gran fretta qualche cosa in seno.
— Che stai facendo là? Tu hai rubato un oggetto, — disse l’arrogante Rosa che era venuta a chiamarla, e nello stesso tempo l’afferrò per un braccio.
— Lasciatemi stare, miss Rosa; — gridò Topsy sfuggendole di mano — questo non è affar vostro.
— Meno scherzi: — disse Rosa — io ti ho veduta nascondere qualche cosa; conosco i tuoi tiri.
Così dicendo Rosa tentò novamente d’impadronirsi dell’oggetto che Topsy aveva ficcato in seno.
Ne nacque una lotta, e la piccola negra dibattendosi con furore, dava calci e difendeva valorosamente ciò che chiamava il suo diritto.
Le loro grida e lo strepito della battaglia fecero accorrere sul luogo Saint-Clare e Ofelia.
— Essa ha rubato! — esclamò Rosa.
— Non è vero! — urlò Topsy, singhiozzando fortemente.
— Dammi quello che hai preso, qualunque cosa sia, — disse Ofelia con voce ferma.
Topsy titubava; ma, ripetuta l’intimazione, ella si cavò di seno un pacchetto o avvolto nella soletta d’una vecchia calza.
Miss Ofelia lo svolse e trovò un libriccino che Evangelina aveva dato a Topsy, contenente un passo della Sacra Scrittura per ciascun giorno dell’anno; poi, in un pezzo di carta, la ciocca di capelli ricevuta nel giorno in cui Evangelina diede l’ultimo addio agli schiavi radunati.
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