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      — Tenete, eccovi un po’ di nero sopra il bianco, miss Vermont, — diss’egli consegnandole la carta.
      — Siete un bravo figliuolo! — esclamò Ofelia sorridendo. — Ma non occorre la firma d’un testimonio?
      — Ah, diamine, sì! —
      Ed aperto l’uscio della stanza di sua moglie, disse:
      — Qua, Maria: la cugina, vorrebbe avere uno dei vostri autografi; ponete il vostro nome a piè di questo foglio.
      — Di che si tratta? — disse Maria scorrendolo con gli occhi. — Che bizzarra idea! Veramente io credevo nostra cugina troppo pia per far queste cose, — soggiunse, sottoscrivendosi con noncuranza. — Ma giacché ella si è incapricciata di un sì bell’articolo, lo prenda pure.
      — Ecco; ora essa è vostra in corpo ed anima, — disse Saint-Clare porgendole la carta.
      — No, non è mia più di quanto lo fosse prima, — riprese miss Ofelia. — Dio solo avrebbe il diritto di darmela; ma da ora innanzi potrò almeno assicurarle la mia protezione.
      — In tal caso, ella è vostra per una finzione della legge, — disse Saint-Clare, e rientrò nella sala per continuare a leggere.
      Miss Ofelia, alla quale non piaceva molto di trovarsi con Maria, lo seguì, riposta che ebbe in luogo sicuro la preziosa carta.
      — Agostino, — riprese essa francamente, senza sospendere il suo lavoro di maglia — avete ancora provveduto per l’avvenire dei vostri servi, in caso della vostra morte?
      — No, — rispose Agostino, continuando la sua lettura.
      — Pensate che la vostra indulgenza potrebbe riuscir loro funesta. —
      Saint-Clare aveva fatto spesso la medesima considerazione; ma rispose trascuratamente:


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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