Nel comporre la spoglia mortale di lui, gli fu trovato sul petto un medaglione chiuso a molla, che conteneva, da un lato, una miniatura in cui era ritratta una nobile e bella testa di donna, e, dal lato opposto, una ciocca di capelli neri; il medaglione fu riposto con religiosa cura su. quel petto inanimato, cenere con cenere. Meschine e tristi reliquie dei cari sogni di giovinezza che avevan fatto una volta battere ardentemente quel cuore oramai freddo per sempre.
L’anima di Tom era tutta assorta in pensieri di eternità; e mentre egli rendeva gli estremi doveri a quell’argilla senza vita, l’idea che quella subitanea catastrofe gli toglieva ogni speranza di libertà mai gli corse alla mente. Egli si sentiva tranquillo sul conto di Saint-Clare, poiché durante l’ora solenne in cui Tom aveva effuso la sua preghiera in seno del Padre celeste, egli ricevette in fondo all’anima una risposta di assicurazione e di pace. Nella profondità della sua indole appassionata sapeva concepir qualche cosa dell’amore divino; poiché un antico oracolo aveva scritto: «Colui che vive nell’amore, vive in Dio, e Dio in lui». E Tom sperava, confidava, e la pace era nel suo cuore.
La cerimonia funebre fu celebrata con tutto il suo corteo di veli neri, di preci e di mestizia solenne; le onde gelide e melmose della vita di ciascun giorno ricominciarono il loro corso; poi ritornò l’eterna e dolorosa domanda:
— Che cosa s’ha da fare adesso? —
E questa eterna e dolorosa domanda si presentò alla mente di Maria allorché essa, in acconciatura da mattina e circondata dagli schiavi ansiosi e incerti, stava adagiata sopra un seggiolone esaminando mostre di crespo e di bambagina; si presentò a Miss Ofelia, che cominciò a rivolgere il pensiero verso il suo Vermont; si presentò finalmente in muti terrori all’animo degli schiavi ai quali era nota l’indole fiera e dispotica di colei che ormai aveva ogni potere sovr’essi.
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