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      Ma il figlio unico della loro padrona aveva l’amministrazione dei suoi beni; e per negligenza e folli spese s’ingolfò in grandi debiti e fu rovinato.
      Uno dei principali creditori, il capo della casa B.*** e Comp. di Nuova York, aveva incaricato il suo agente della Nuova Orléans di fargli un sequestro. Quei due articoli, e un lotto di schiavi adoperati in una piantagione, formavano la parte più considerevole dei detti beni mobili. Il signor B.*** che era cristiano e abitante di uno Stato libero, ebbe qualche scrupolo quando ne ricevé la notizia.
      Non gli piaceva di fare il traffico di corpi umani; ma trentamila dollari impegnati in quell’affare erano una somma troppo considerevole per sacrificarla ad un principio; così, dopo averci pensato molto, e chiesto il parere di persone ch’egli sapeva disposte a consigliarlo secondo il suo intendimento, scrisse all’agente che sistemasse la cosa come gli paresse meglio.
      Il giorno in cui la lettera giunse alla Nuova Orléans, Susanna ed Emmelina furono inviate al deposito per aspettare la vendita all’incanto che doveva farsi il giorno appresso. Noi le scorgiamo quivi al chiaror della luna attraverso l’inferriata, e possiamo ascoltare il loro colloquio. Esse piangono, ma tacitamente, per timore di essere udite l’una dall’altra.
      — Mamma, posa il capo sulle mie ginocchia e vedi se puoi dormire un poco, — diceva la giovinetta, sforzandosi di parer tranquilla.
      — Non ne ho il coraggio, — rispose la madre — non posso. È forse l’ultima notte che passiamo unite, figlia mia.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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