Non gli giungeva all’orecchio che un mormorio confuso, indistinto: la voce rimbombante del banditore che enumerava in inglese e in francese i vari pregi di Tom, e la vivacità rapidissima delle crescenti offerte de’ compratori; ma quasi al medesimo tempo si udì il colpo definitivo del martello e risonare l’ultima sillaba della parola dollari, allorché il banditore annunzio che Tom era aggiudicato.
Egli aveva un padrone!
Fu spinto giù dal palco, e l’uomo dalla testa rotonda lo afferrò rudemente per una spalla e lo spinse da parte, dicendogli con voce rauca:
— Aspetta qui, te! —
Tom capiva a stento quel che accadeva intorno. L’incanto procedeva rumoroso, assordante, ora in inglese ora in francese. Il martello cade di nuovo. Susanna è venduta. Essa scende dal palco, si sofferma e guarda fissamente indietro; sua figlia tende le braccia verso lei. Essa guarda poi con angoscia il suo nuovo padrone, uomo rispettabile, di media età e di benigno aspetto.
— Oh, signore, per pietà, comprate anche mia figlia!
— Sarebbe mio desiderio, ma temo che non mi riuscirà, — disse il gentleman guardando con pietoso interessamento la giovinetta che era salita sul palco e che volgeva intorno a sé sguardi incerti e spaventati.
Le sue pallide guance si colorano per la viva commozione; i suoi occhi brillano del fuoco della febbre, e sua madre gemé nel vederla più bella di prima. Il banditore vanta i suoi pregi con enfatiche parole in un misto di francese e d’inglese; le offerte salgono con rapida successione.
— Farò quanto mi sarà possibile!
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Tom Tom
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