— dice il gentleman con aspetto benevolo.
E si mischia ai compratori.
In pochi istanti le offerte oltrepassano di molto la somma che egli può spendere. Allora egli tace; il banditore si anima viepiù, ma il numero degli offerenti diminuisce. La lotta ferve ora tra un vecchio cittadino aristocratico e il nostro nuovo conoscente dalla testa rotonda.
Il vecchio sostiene la prova squadrando il suo avversario con uno sguardo spregiativo, ma la testa rotonda ha il vantaggio su lui tanto per l’ostinazione quanto per la pienezza della borsa; cosicché la contesa presto finisce: il martello cade, e la giovinetta è cosa sua, corpo ed anima, se Dio non l’aiuta.
Il padrone di essa è il signor Legrée, coltivatore di cotone sulle rive del Fiume Rosso. La meschinella viene spinta dal lato di Tom e di altri due schiavi, e si ritrae piangendo.
Il benevolo gentleman resta addolorato; ma di tali cose ne succedono tutti i giorni. Si vedono sempre fanciulle e madri piangere in questa sorta di vendite. Son cose inevitabili! Ed egli se ne va col suo acquisto per un’altra strada.
Due giorni dopo, il legale della casa B.*** e Comp. di Nuova York spediva a quei negozianti il loro denaro. Sul rovescio della tratta così ottenuta, scrivano essi queste parole del gran salmista, al quale dovranno un giorno render conto delle loro azioni: «Quando verrà a chieder conto del sangue non dimenticherà il grido degli umili».
XXXI.
IL PASSAGGIO.
Nella stiva di un umile piroscafo sul Fiume Rosso, Tom era seduto con la catena alle braccia, la catena ai piedi, e con un peso ancor più grave delle catene che gli opprimeva il cuore.
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