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      — Qualche volta io ne udivo leggere alcuni passi dalla mia padrona nel Kentucky; ma, povera me, qui invece non si sentono che bestemmie e minacce!
      — Leggetecene un po’, — disse l’altra donna con curiosità, vedendo Tom tutto intento alla sua lettura.
      Tom lesse:
      «Venite a me, o voi tutti che siete travagliati ed oppressi, ed io vi concederò il riposo delle vostre anime.»
      — Consolanti parole! — disse la donna. — Chi è costui che le dice?
      — Il Signore, — rispose Tom.
      — Vorrei sapere in qual luogo potrei trovarlo, — riprese adire la donna. — Io v’andrei di buon animo, poiché mi pare che qui non avrò mai un’ora sola di riposo. Tutto il mio corpo è dolente; le ossa mi tremano di continuo, e Sambo mi sta sempre addosso come un mastino, perché non lavoro abbastanza presto. Tutte le sere è già più di mezzanotte prima ch’io abbia potuto fare la mia cena, eppoi ho avuto appena il tempo di coricarmi e chiudere gli occhi, che già suona un’altra volta la sveglia e bisogna levarsi e tornar da capo. Se sapessi dove trovare il Signore, gli direi tutto questo.
      — Egli è qui, Egli è in ogni luogo, — rispose Tona.
      — Eh, voi non me la darete ad intendere! Lo sento ben io, che il Signore non è qui. Ma perché parlar tanto? Vado a coricarmi e a dormire, ora che posso. —
      Le donne entrarono nelle loro capanne, e Tom restò solo vicino al fuoco i cui ultimi barlumi tremolavano in riflessi rossastri sopra il suo viso.
      La luna argentea saliva nel cielo azzurro, tacita e tranquilla come lo sguardo di Dio, su quelle scene di oppressione e di angoscia; i suoi placidi raggi cadevano sul povero schiavo solitario, il quale sedeva, conserte al petto le braccia, e con la Bibbia aperta sulle ginocchia.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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