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      Eppure già da cinque anni io sono con quest’uomo, e maledico la mia vita notte e giorno! Ed ora egli ne ha un’altra, una giovinetta di quindici anni solamente, ed allevata, essa dice, nella pietà. La sua ottima padrona le insegnò a leggere la Bibbia, ed essa ha portato la sua Bibbia qua con sé, nell’inferno. —
      La donna rise d’un riso selvaggio e doloroso, che echeggiò con un rumore strano sotto quelle volte.
      Tom congiunse le mani: egli non vedeva che tenebre e orrore.
      — Oh, Gesù! Ci avete abbandonati del tutto, noi povere creature? — esclamò egli. — Aiutatemi, Signore, o io perisco. —
      Ma la donna, cori volto impassibile, continuò:
      — E che sono quei miserabili sozzi cani con cui lavorate, perché meritino che voi soffriate a pro di essi? Alla prima occasione ciascuno di loro sarà pronto a rivolgersi contro voi. Sono tutti vili e crudeli quanto si possa mai essere, gli uni contro gli altri. Nulla giova che qualcuno soffra per loro.
      — Povera gente! — disse Tom. — Chi li rese crudeli? Ed io, se cedo, sto per divenir com’essi, e mi ci avvezzerò a poco a poco! No, no, signora. Tutto perdei: moglie, figli, casa, un buon padrone, un padrone che mi avrebbe emancipato se viveva una settimana di più; perdetti ogni cosa nel mondo, per sempre; ma non posso ora perdere il Cielo! Ah, no, non è possibile ch’io diventi malvagio!
      — Ma non può essere che Iddio ci ritenga responsabili dei nostri peccati! — disse la donna. — Coloro che ci sforzano a commetterli ne renderanno ragione.
      — Sì, certo; — disse Tom — ma questo non toglierà che diveniamo empii.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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