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      Se io divento indurito di cuore come Sambo, e cattivo del pari, che m’importa come ciò accada? L’esser tale è la cosa che mi fa più paura. —
      La donna fissò un attonito sguardo sopra Tom, e pareva che un pensiero nuovo le balenasse alla mente. Alfine esclamò fra i singhiozzi:
      — Dio di misericordia!... Oh, sì, avete ragione!
      — Di grazia, signora: io li ho veduti gettare il mio abito là in quel canto; v’è nella tasca la mia Bibbia. Ve ne prego, datemela. —
      Cassy gli porse il libro. Tom l’aprì a una pagina tutta contrassegnata, tutta logora, all’ultima scena della vita di Quegli, i cui strazi ci riscattarono.
      — Se la signora volesse aver la bontà di leggere in questa pagina!... Ciò fa meglio che il ristoro dell’acqua fresca. —
      La donna prese freddamente il libro, e posti gli occhi sul passo indicato, lesse con accento di singolare dolcezza quella mirabile narrazione di patimenti e di gloria.
      Spesso, nel leggere la sua voce tremolava e le veniva meno; ed ella s’interrompeva allora con rigido aspetto, fino a che tornasse alla padronanza di se medesima. Quando giunse alle parole commoventi: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno!» gettò il libro per terra, e coprendosi il viso con le mani e con la chioma sciolta, si diede a singhiozzare con una veemenza convulsa.
      Anche Tom piangeva, e di quando in quando proferiva un’ardente preghiera.
      — Ah, se noi potessimo sempre imitare tanta rassegnazione! — disse Tom. — A Lui era cosa tanto naturale ciò che a noi costa tanta fatica! Oh, Signore, aiutateci!


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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