«Quando rinvenni mi trovai in una bella camera, ma che non era la mia. Una vecchia negra mi vegliava; il medico si recò a vedermi; mi veniva prodigata ogni diligente cura. Seppi ben presto che Butles se n’era andato via e m’aveva posta colà per esser venduta; ecco perché mi usavano tanti riguardi, lo non volevo guarire, e in verità speravo che sarei morta; ma a mio dispetto la febbre cessò, e ricuperai la salute.
«Ogni giorno mi facevano indossare le mie vesti più belle. Persone ragguardevoli venivano e andavano, fumando i sigari, mi guardavano a loro bell’agio, e discutevano sul mio costo.
«Ma io ero così malinconica, che nessuno si risolveva a comprarmi.
«Fui minacciata della frusta se non mi mostrassi allegra e non facessi ogni sforzo per rendermi più gradevole. Finalmente si presentò un signore, di nome Stuart, il quale parve avesse compassione di me; egli venne spesso a trovarmi, e m’indusse a fargli il racconto delle mie sventure; poi mi comprò e mi promise di fare quanto era in lui per ritrovare e comprare anche i miei figli. Andò all’albergo nel quale era il mio Enrichetto, e quivi seppe ch’egli era stato venduto a un piantatore del fiume della Perla.
«Quanto a mia figlia, gli riuscì di scoprirla presso una vecchia; ma costei ricusò di vendergliela a qualunque prezzo. Il capitano Stuart, che per dire il vero mi trattava con molta amorevolezza, possedeva una bella piantagione, e colà mi condusse. Un anno dopo divenni madre d’un bimbo. Oh, di qual amore io amavo quel mio povero figlio!
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