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      Quel Tom non potrà lavorare per una settimana, e proprio nell’urgenza del raccolto.
      — Colpa vostra, — disse una voce di dietro alla sua seggiola. Era Cassy, entrata mentr’egli discorreva fra sé.
      — Ah, sei tu, diavolo di femmina? Ritorni, eh?
      — Sì, ritorno, — diss’ella placidamente — ma voglio far tutto ciò che più m’aggrada.
      — Non sperarlo, vecchia bestia! Ti manterrò la mia parola. Se non vuoi condurti bene, andrai al quartiere degli schiavi e lavorerai come gli altri.
      — Preferirei diecimila volte vivere nella più immonda buca del quartiere, — rispose ella — che sotto i vostri artigli.
      — Ma sotto i miei artigli ci sei già, — riprese a dire Legrée con una feroce sghignazzata — e questo è il buono! Ora siedi lì, mia cara, e ragioniamo un poco.
      — Bada, Legrée! — esclamò la donna con uno sguardo che scintillò di una luce sinistra, terribile. — Tu hai paura di me,
      — soggiunse deliberatamente — ed hai motivo di averla. Ma sii cauto, perché sento dentro me il diavolo che mi tenta. —
      Ella proferì queste ultime parole con voce sibilante presso l’orecchio di lui.
      — Vattene! Io credo, sull’anima mia, che tu dica la verità!— esclamò Legrée, respingendola da sé e guardandola con aria spaventata. — Del resto, — soggiunse poi — perché non mi tratti amichevolmente come per l’innanzi?
      — Per l’innanzi! — diss’ella con amarezza; e s’interruppe, perché un cumulo di sentimenti cozzantisi le troncò la parola.
      Cassy aveva sempre avuto sopra Legrée quel potere che una donna forte e appassionata suole esercitare sull’uomo più brutale.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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