Ma essa era divenuta ognor più irritabile e intollerante dell’orribil giuoco della sua servitù; e questa irritabilità si convertiva talvolta in delirio, in pazzia.
Ciò era oggetto di spavento a Legrée, il quale, come tutti gli uomini ignoranti e rozzi, provava un superstizioso orrore dei mentecatti.
Quando egli aveva condotto a casa Emmelina, il sentimento della dignità oltraggiata che è proprio della donna risorse più che mai vivo nel cuore di Cassy, ed ella prese le parti della giovinetta; onde nacque una contesa serissima tra lei e Legrée.
Questi, nel suo furore, aveva giurato che la porrebbe al lavoro dei campi se non volesse star cheta. Cassy, con orgoglioso disprezzo, dichiarò che essa andrebbe ai campi; e vi lavorò una giornata, come narrammo, per far vedere come disprezzasse altamente quella minaccia.
— Io bramo che tu ti porti convenevolmente, — disse Legrée.
— Oh, vi sta proprio bene parlar così! E che avete fatto voi poco fa? Non avete avuto nemmeno il buon senso di risparmiare uno dei vostri migliori lavoranti, ora che siamo al raccolto; e perché? Solo per sodisfare il vostro temperamento diabolico.
— Confesso che ho avuto torto di lasciar che quella contesa s’infiammasse tanto; ma giacché colui faceva l’ostinato, bisognava domarne l’orgoglio.
— Per me, credo che non potrete domarlo.
— Non potrò domarlo? — disse Legrée, balzando in piedi stizzito. — Sarei curioso di vedere anche questa! Sarebbe il primo negro che mi abbia resistito. Gli romperò tutte le ossa, ma cederà.
In quell’istante l’uscio si aprì ed entrò Sambo; questi, facendo inchini, si avanzò con in mano un piccolo involto di carta.
| |
Legrée Emmelina Cassy Legrée Legrée Legrée Sambo
|