— Oh, siete voi, Cassy! Quanto sono contenta che siate venuta! Io temevo che fosse... Se sapeste che fracasso spaventevole c’è stato giù al piano inferiore, tutta la sera!
— Lo so: — rispose Cassy — l’ho udito più volte.
— Ma ditemi, Cassy, non potremmo fuggir di qua? in mezzo ai pantani, fra i serpenti, non importa dove!... Non potremmo ricoverarci in qualche luogo?
— In nessuno, — rispose Cassy — tranne sotterra.
— Non avete mai tentato di fuggire?
— Ho veduto molti provarvisi, e so quello che ci si guadagna.
— Ah! Io vorrei viver piuttosto in mezzo ai pantani e nutrirmi della scorza degli alberi. I serpenti non mi fanno paura. E poi, preferirei mille volte aver vicino a me un serpente che lui! — esclamò Emmelina con fuoco.
— Vi furono qui molti della vostra opinione, — replicò Cassy. — Ma voi non potreste rimanere nei pantani; i cani verrebbero sulle vostre orme e vi ricondurrebbero qua, e allora...
— Ebbene, che farebbe allora? — chiese la giovinetta, ponendo ansiosamente gli occhi su Cassy.
— Non ve lo dirò; inorridisco al solo pensarvi; e, vedete, Dio solo sa quel che accadrà domani se il povero Tom continua come ha cominciato.
— Che orrore! — esclamò Emmelina col volto coperto d’un pallore mortale. — O Cassy, che farò, che farò io? Consigliatemi.
— Quel che feci io stessa per il meglio, ragazza mia; fate quel che siete forzata di fare, e consolatevi odiando e maledicendo.
— Egli voleva costringermi a bere la sua detestabile acquavite, — disse Emmelina — ed io l’aborro tanto.
— Fareste meglio a berla; — rispose Cassy — io pure la detestavo, ed ora non potrei farne a meno.
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