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      Anziché continuare ad esser cacciatore di schiavi, andò a stabilirsi in una delle nuove colonie, dove le sue abilità si mostrarono più felicemente nella caccia degli orsi, dei lupi e di altri abitatori della foresta, e per tal modo si acquistò rinomanza in tutto il paese.
      D’allora in poi parlò sempre con rispetto dei quacqueri.
      — Brava gente, — diceva. — Avrebbero voluto convertirmi, ma non vi riuscirono del tutto. Vi assicuro io che sanno curare gl’infermi meglio di chiunque altro, e fanno minestre e manicaretti gustosissimi. —
      Poiché Tom li aveva informati che i fuggitivi erano aspettati insieme a Sandusky, fu giudicato prudente il separarli. Gim o sua madre furono spediti innanzi; due giorni dopo Giorgio, Elisa e il loro figlio, trasportati a Sandusky in una carrozza particolare, vi presero alloggio in casa di persone amiche, aspettando l’occasione favorevole di far per ultimo il tragitto del lago.
      Se una cosa è gloriosa e cara per una nazione, non lo sarà egualmente per un uomo? Che è la libertà di una nazione, se non la libertà degl’individui di cui è composta? Che è la libertà per quel giovane seduto, con le braccia incrociate sul largo petto, con le guance colorite da un sangue africano, e con gli occhi scintillanti di tetro fuoco? Che è la libertà per Giorgio Harris? Per i padri nostri la libertà era il diritto d’una nazione. Per lui, è il diritto di esser un uomo e non un bruto, di chiamar moglie la donna da lui scelta, e di proteggerla contro la violenza scellerata; il diritto di proteggere ed allevare il proprio figlio, il diritto di avere una religione, un carattere indipendente dall’altrui volontà.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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