Sonò la squilla, il piroscafo si arrestò. Senza saper bene quel che facesse, Giorgio radunò il suo bagaglio ed i compagni. La piccola comitiva sbarcò. I fuggitivi rimasero quieti e silenziosi finché il piroscafo si fu allontanato. Poi, con lacrime ed amplessi, il marito e la moglie, stringendosi al seno il bimbo stupefatto, caddero in ginocchio sollevando i loro cuori a Dio. Avresti detto che passavano dalla morte alla vita, dal sudario della tomba alla veste celeste; che l’anima loro, sì lungo tempo in balìa alle passioni, strappata finalmente dai pesanti ceppi del peccato, trovava lungi da questo mondo graziosa accoglienza; era l’ora in cui Dio onnipotente dischiude le auree porte e pronunzia sublimi parole di perdono!...
I nostri viaggiatori furono ben presto condotti dalla signora Smith all’ospitale abitazione d’un buon missionario che la carità cristiana pose quivi per essere il pastore dei proscritti e degli sventurati che continuamente vanno a cercare un asilo su quelle sponde.
Chi potrebbe esprimere le dolcezze di quel primo giorno di libertà? Noi abbiamo cinque sensi: ma il senso della libertà non è forse un sesto senso, più squisito e più nobile degli altri cinque? Muoversi, parlare, respirare, andar innanzi e indietro senza occhi che c’invigilino e senza alcun pericolo! Chi potrebbe esprimere le benedizioni del riposo che scende al capezzale dell’uomo libero protetto da leggi che gli assicurano i diritti concessi da Dio all’uomo? Oh, quanto bello e prezioso per Elisa era il volto di quel fanciullo addormentato, reso or più caro per la memoria di mille pericoli!
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