Chi è in grado di misurare fino a qual punto lo Spirito che tutto penetra possa servirsi di queste facoltà della nostra natura mortale, e di conoscere le vie per cui Dio scende a sollevare e consolare le anime abbattute degli afflitti? Se il povero schiavo negletto crede che Gesù gli è apparso e gli ha parlato, chi oserà contradirlo? Non disse Egli che la sua missione nei secoli era quella di sanare i cuori spezzati e liberare i cuori oppressi?
Quando i primi albori risvegliarono gli schiavi per ricondurli all’opera, uno vi fu tra quei meschini coperti di cenci e con le membra intirizzite, che camminava di passo fermo e lieto, poiché più salda della terra era la sua fede nell’amore dell’Eterno, dell’Onnipotente. Ah, Legrée, fa’ pure esperimento di tutte le tue forze! La suprema agonia, la tristezza, il degradamento, la spoliazione e la perdita d’ogni cosa, non potranno che affrettar l’ora in cui quest’uomo sarà cinto dell’immortal corona.
Fin da quel momento, l’umile cuore dell’oppresso fu circondato di un’impenetrabile atmosfera di pace: il Salvatore, presente quivi di continuo, lo aveva santificato come un tempio. Non più terrestri rammarichi; non più l’alternarsi della speranza col timore; la volontà umana, indebolita da tanti strazi e combattimenti, si è ormai unificata del tutto in quella di Dio. Sì breve gli pareva ora il resto del suo pellegrinaggio della vita, sì vicina e sì vera l’eterna beatitudine, che le miserie e le angosce più gravi della vita cadevano dinanzi a lui disarmate.
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