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      Passata che fu la stagione dei lavori urgenti, e quando gli schiavi poterono disporre del loro giorno festivo, molti di essi si raccoglievano intorno a Tom per udirlo parlare di Gesù Cristo; e si sarebbero radunati anche per cantare e pregare insieme, ma Legrée non lo avrebbe permesso, e più d’una volta disperse le innocenti loro radunanze proferendo bestemmie e ingiurie brutali; di modo che la buona novella evangelica non poteva più annunziarsi che a voce bassa, dal cuore all’orecchio, da persona a persona. E nondimeno chi mai giungerebbe a descrivere con qual pura e commovente allegrezza quei poveri schiavi, per i quali la vita non era altro che un triste viaggio verso un paese di tenebre e di mistero, udissero parlare d’un Redentore misericordioso e d’una patria celeste!
      La mulatta, la cui semplice fede era stata quasi oppressa e schiacciata sotto la valanga di crudeltà e d’ingiurie patite, senti la sua anima risollevarsi all’udir gl’inni e i passi della Sacra Scrittura, che le mormorava all’orecchio quell’umile apostolo mentre andavano insieme ai campi o tornavano dal lavoro; perfino il cuore sconvolto e traviato di Cassy trovava allettamento e riposo nella semplice e mite influenza di lui.
      Ridotta alla disperazione dalle crudeli torture della sua vita, Cassy aveva concepito un fiero disegno e fissato in sé un’ora di retribuzione in cui con le proprie sue mani vendicherebbe nel suo tiranno tutte le iniquità e le barbarie da lei patite o vedute patire.
      Una notte, quando tutti dormivano nella capanna di Tom, egli fu svegliato a un tratto, e vide con sorpresa il volto di Cassy che si affacciava al pertugio che teneva luogo di finestra.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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