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      Qualunque vita riuscirebbe meno trista di quella che meniamo qui.
      — No, — disse Tom — no. La colpa non produce mai alcun bene. Mi taglierei prima la mano destra.
      — Ebbene, lo farò io! — disse Cassy voltando le spalle.
      — Miss Cassy, — implorò Tom gettandosi innanzi a lei — per amore di quel Dio che è morto per noi, no, non vogliate vender così la vostra anima al demonio: non può venirne che male. Il Signore non ci chiamò alla vendetta; dobbiamo soffrire, aspettando ch’Egli ci liberi.
      — Aspettare! — esclamò Cassy. — Non ho aspettato? La mia testa non è tutta turbata? Il mio cuore non è tutto ammalato per aspettare, aspettare?... Quali tormenti non fa soffrire costui a centinaia di povere creature? Forse non si abbevera del vostro sangue? Oh, io sono eletta a vendicar voi e tutti questi infelici. E venuta l’ora sua, ed io avrò il sangue del suo cuore.
      — Ah, no, no! — disse Tom prendendola per le mani che ella stringeva con violenza spasmodica. — No, povera anima traviata! Il nostro dolce e benedetto Salvatore non versò mai se non il sangue proprio, e lo versò per noi che gli eravamo nemici. Deh, Signore, fa’ che seguiamo le tue tracce e amiamo i nemici nostri!
      — Amare! — esclamò la donna con un truce sguardo. — Amar tali nemici? E contro natura!
      — Sì, è vero; — riprese Tom guardando in alto — ma Egli ce ne dà la forza; e questa è la vittoria. Quando noi possiamo amare e pregare per tutti, la battaglia è finita e la vittoria è nostra. Ne sia gloria al Signore! —
      Così dicendo con voce commossa fissava al Cielo i suoi occhi lacrimosi.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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