Tali suoni erano stati uditi di quando in quando dai servi, e ravvivavano pienamente la vecchia leggenda degli spiriti. Un terrore superstizioso si spandeva per tutta la casa, e benché nessuno ardisse fiatarne dinanzi a Legrée, egli se ne trovava circondato come da un’atmosfera.
L’ateo è superstizioso. Il cristiano confida in un Padre sapientissimo e onnipotente la cui presenza diffonde negl’ignoti spazi la luce e l’ordine; ma per l’uomo che nega l’esistenza d’un Dio, il mondo invisibile è veramente, secondo l’espressione del poeta ebreo, «regione di oscurità, tenebre di morte», senza ordine, senza luce. Per lui la vita e la morte sono deserti pieni di fantasmi e di larve.
Le relazioni di Legrée con Tom avevano un momento destato la sua coscienza; ma egli ne aveva ben presto soffocato la voce. Tuttavia provava una commozione, un’agitazione nuova ogni volta che udiva una parola di fede e d’amore, una preghiera, un inno; ma quel turbamento degenerava in superstizioso terrore.
Cassy aveva su lui una strana e molto singolare influenza. Due sere dopo il tramutamento di camera, Legrée stava seduto nella vecchia sala, presso un fuoco di legna che mandava un’incerta luce d’intorno.
Era una fosca e ventosa notte, una di quelle notti che sogliono destare gran varietà di suoni indicibili nelle vecchie abitazioni screpolate. Tremavano le finestre, le imposte sbattevano contro i muri, il vento gemeva, soffiava, s’introduceva nei camini gettando ogni poco per le stanze buffi di cenere e di fumo, come se spingesse davanti, a sé una legione di spiriti.
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