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      Perciò non rispose e stette ferma a guardarlo con quella sua strana e quasi soprannaturale espressione.
      — Via, parla, donna; non sei dello stesso parere? — domandò Legrée.
      — Possono i topi scender le scale, attraversare il vestibolo e aprire un uscio quando fu serrato a chiavistello, e porvi una sedia contro? — disse la donna. — Possono venire difilato al vostro letto, e porvi la loro mano sopra, così?... —
      Gli occhi sfavillanti della donna, mentre parlava, rimanevano fissi sopra Legrée, che rabbrividì come oppresso da un incubo e la guardò senza batter ciglio. Ma quando Cassy posò la sua gelida mano su quella di lui, egli la ritrasse con un’imprecazione.
      — Donna, che vuoi dire? Nessuno fece questo.
      — Oh, no, certamente!... Ho forse detto che l’hanno fatto?— rispose Cassy con un sogghigno di gelida derisione.
      — Ma tu vedesti veramente? Orsù, che è stato? Parla, una volta!
      — Potete coricarvi in quella camera, se vi piace di saper meglio le cose.
      — Ciò veniva dalla soffitta, Cassy?
      — Che cosa?
      — Quello di cui ora parlavi.
      — Io di nulla ho parlato, — disse la donna con piglio sdegnoso. Legrée prese a camminare per la sala, inquieto.
      — Esaminerò io la cosa. Voglio questa notte stessa vederci dentro. Prenderò meco le pistole.
      — Benissimo! — diss’ella. — Andate a letto in quella camera. Vorrei proprio vedervi colà. E state pronto con le vostre pistole. Benissimo! —
      Legrée pestava e bestemmiava orribilmente.
      — Non bestemmiate; — disse Cassy — nessuno sa chi può ascoltarvi. Udite! Che è?
      — Che è mai?


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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