Egli radunerà parecchi ispettori delle altre piantagioni, ed essi disporranno una gran caccia. Investigheranno minutamente le paludi. Egli si vanta che nessuno schiavo gli poté mai sfuggire. Noi lo lasceremo dar la caccia finché voglia.
— Oh, Cassy, come avete ben immaginato ogni cosa! — disse Emmelina. — Chi mai avrebbe, fuori di voi, saputo inventare un sì scaltro disegno? —
Non v’era né gioia né sodisfazione negli occhi di Cassy, ma solamente una disperata fermezza.
— Venite, — diss’ella tendendo la mano a Emmelina.
Le due fuggitive uscirono senza strepito alcuno dalla casa e passarono lestamente, attraverso le ombre della notte, dal lato dei quartieri. La luna crescente, simile a un secchio argenteo, nel cielo occidentale protraeva l’ora del crepuscolo unendo a questo il suo debole chiarore.
Come Cassy prevedeva, appena esse furono giunte in prossimità delle paludi che circondavano la piantagione, udirono una voce che intimava loro di fermarsi. Non era Sambo, però, ma Legrée stesso che le inseguiva con violente imprecazioni.
Nell’udir quella voce, il debole cuore di Emmelina fu per venir meno, e afferrato il braccio di Cassy ella esclamò:
— Oh, Cassy, mi sento svenire!
— Se svieni ti uccido, — rispose Cassy traendo dal seno un pugnaletto che mise sotto gli occhi della giovane.
Questa diversione produsse un buon effetto.
Emmelina non svenne, e poté addentrarsi con Cassy in una parte di quel laberinto di virgulti sì folto, che Legrée invano avrebbe sperato di seguirvele senza aiuto.
— Bene!
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