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      E furono pochi.
      Dopo una breve perplessità ed un meno selvaggio battito del cuore, lo spirito del male tornò con veemenza sette volte maggiore, e Legrée, spumante di rabbia, si scagliò sulla sua vittima e l’atterrò.
     
      Il nostro orecchio ed il nostro cuore rifuggono da scene di sangue e di crudeltà. Ciò che un uomo ha il coraggio di fare, un altro uomo non ha il coraggio di udire. Ciò che un uomo, fratello nostro e cristiano, ebbe a soffrire, non può esserci narrato neppure fra le domestiche pareti, tanto ci strazierebbe l’anima; e nondimeno, o patria mia, queste cose si fanno all’ombra delle tue leggi! O Cristo, la tua Chiesa le vede, e quasi ammutisce!
      Ma fu già nel mondo un Tale, le cui pene cambiarono uno strumento di tortura e d’ignominia in un simbolo di gloria, d’onore e d’immortalità; e dovunque è il suo spirito, né i flagelli né gl’insulti possono rendere meno gloriosi gli ultimi combattimenti di un cristiano.
      Era solo, forse, in quella lunga notte, in quel vecchio magazzino, il buon negro, il cui cuore animoso e benevolo sapeva reggere a tutti i tormenti?
      No: gli stava accanto quell’Uno veduto da lui solo: l’ineffabile Figliuolo di Dio.
      Il tentatore, accecato dalla furiosa e dispotica volontà, gli era esso pure al fianco, e si sforzava di persuaderlo ad evitare quell’agonia crudele col tradir l’innocenza. Ma il cuore forte e sincero di Tom stava saldo, appoggiato alla Rupe Eterna.
      Come il suo divino Maestro, egli sapeva che se aveva il potere di salvar gli altri, non l’aveva di salvar se stesso; e i tormenti più atroci non poterono strappargli se non espressioni di preghiera e di santa fiducia.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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