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      Nessuno può descrivere l’orrendo spettacolo della sua agonia. Egli gridava, urlava, e parlava di apparizioni che agghiacciavano tutti di spavento; al suo letto di morte vedeva ritta dinanzi a sé una bianca figura, torva, inesorabile, che gli ripeteva di continuo:
      — Vieni! Vieni! Vieni! —
      Per una strana coincidenza, dopo la notte in cui a Legrée apparve questa visione, la porta della casa fu trovata aperta sul far del giorno, e alcuni degli schiavi di Legrée avevano veduto due bianchi fantasmi scendere nel viale e correre verso la strada maestra.
      Il sole era vicino a levarsi quando Cassy ed Emmelina si soffermarono presso un gruppo d’alberi non lungi alla città. Cassy era tutta vestita di nero alla foggia delle creole spagnuole: un cappellino coperto da fitto velo ricamato le nascondeva il volto. Era stato risolto che nella loro fuga Cassy rappresenterebbe una signora creola, ed Emmelina la sua fantesca.
      Educata fino dai primi anni in mezzo alle più alte classi della società., Cassy, col suo parlare, coi suoi modi e con tutta la persona era atta a compiere quel divisamento; ed aveva conservato della sua guardaroba d’un tempo e dei suoi gioielli quanto bastava per rappresentar bene la sua parte.
      Fermatesi in un sobborgo della città dove essa aveva visto dei bauli da vendere, ne acquistò uno assai bello, e pregò il mercante che glielo facesse portare. Accompagnata così dal garzone che portava il baule sopra una carriola, e da Emmelina che aveva in una mano il suo sacco da viaggio e nell’altra vari involti, entrò nella piccola locanda come una signora di riguardo.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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