La bimba secondava lo sforzo, procurando di togliere il libro dalle mani del padre e di arrampicarsi sulle ginocchia di lui.
— Ah, sei tu, folletto! — disse Giorgio, cedendo come in tali casi un uomo deve far sempre.
— Bene! — disse Elisa tagliando alcune fette di pane.
Essa è divenuta un poco più grassetta ed ha i capelli più severamente acconciati; dimostra maggiore età senza essere ancor vecchia, e un’aureola di tranquillità e di pace domestica si diffonde intorno al suo viso.
— Enrichetto, — disse Giorgio, ponendo la mano sulla testa di suo figlio — sei venuto a capo del tuo calcolo? — Il piccolo Enrico non ha più i capelli lunghi, ma ha conservato lu sua arietta altera e i begli occhi neri che si animano d’un leggiadro orgoglio mentre risponde:
— L’ho fatto da me solo, babbo, e nessuno m’ha aiutato.
— Così va bene, figlio mio. Fa’ sempre da te. Hai tali mezzi d’istruirti, quali non ebbe mai tuo padre. —
In quell’istante s’ode bussare alla porta. Elisa corre ad aprire ed esclama lietamente:
— Oh, siete voi? —
A queste parole Giorgio si alza ed accoglie con segni di rispetto il buon pastore d’Amherstburg.
Due donne sono con lui, ed Elisa le prega di sedersi.
Ora, per dire il vero, l’onesto ecclesiastico aveva preparato un piccolo programma sul modo di compier quell’affare, e tutti, cammin facendo, si erano scambievolmente esortati a non operare se non secondo gli accordi presi.
Il brav’uomo, fatto cenno alle due signore di sedersi, trasse di tasca il fazzoletto per pulirsi la bocca, e stava per intraprendere un discorso preliminare in piena regola; ma qual fu la sua costernazione quando la signora De Thoux, rompendo ogni proponimento, si gettò al collo di Giorgio esclamando:
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