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      Egli mi disse:
      «— Cloe, vorrei tenervi qui ancora. —
      «E io gli risposi:
      «— Grazie, padrone: resterei volentieri se il mio vecchio non tornasse a casa; eppoi, la signora non può oramai far senza di me. —
      «Ecco precisamente la risposta che gli diedi. Era un brav’uomo, il padrone Jones!... Il mio Tom non ravviserà Polly, — continuò Cloe — ne sono certa. Sono già cinque anni che me lo portarono via. Polly era piccina piccina a quel tempo, né poteva reggersi. Mi ricordo la paura del mio vecchio, perché essa cadeva sempre quando voleva mettersi a camminare. —
      Qui s’intese il rumore d’una carrozza.
      — Il padroncino! — esclamò Cloe correndo alla finestra. La signora Shelby si slanciò alla porta d’ingresso, e suo figlio la strinse amorosamente tra le braccia. La zia Cloe acuiva ansiosamente gli occhi in quell’oscurità.
      — Oh, povera zia Cloe! — disse Giorgio avvicinandosele commosso e prendendo tra le sue la mano nera e incallita di lei. — Io avrei dato volentieri quanto posseggo per poterlo ricondurre meco; ma egli andò in una patria migliore! —
      La signora Shelby mandò un grido, ma Cloe non ebbe né una parola né un gemito. Poi tutti mossero verso la sala da pranzo.
      Il denaro di cui Cloe andava tanto superba era là sulla tavola.
      — Tenete, — disse Cloe raccogliendo i biglietti e porgendoli alla sua padrona con mano tremante — non voglio rivederli mai più né sentirne mai più parlare! E proprio come io me l’ero immaginato: venduto e assassinato in quelle maledette piantagioni! —
      Cloe si voltò dopo queste parole ed uscì a occhi asciutti dalla stanza.


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La capanna dello zio Tom
di Harriet Beecher Stowe
Editore Salani Firenze
1930 pagine 624

   





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