Voi dite: «Qui non abbiamo bisogno di loro: se ne vadano in Africa».
Che la provvidenza di Dio abbia disposto per essi un rifugio in Africa, è per vero un fatto grande e notevole; ma non è questa una ragione per cui la Chiesa di Cristo neghi a quella razza proscritta un aiuto che è suo dovere accordarle.
Popolando la Liberia d’una razza ignorante, inesperta, semibarbara, testé sfuggita dalle catene della schiavitù, si prolungherebbe per secoli il periodo di lotte e di difficoltà inseparabili da ogni nuova impresa al suo inizio. La Chiesa del Nord riceva con lo spirito di Cristo quegli sventurati, mettendoli a parte dei benefizi d’una società cristiana e repubblicana, fino a che saranno pervenuti ad un certo grado di maturità intellettuale e morale, e allora somministri loro il modo di tragittarsi a quelle sponde dove potranno mettere in opera gli ammaestramenti ricevuti in America.
Alcuni abitanti del Nord hanno tenuto questo metodo, e avvenne che si videro taluni, per l’addietro schiavi, che presto si acquistarono beni, istruzioni e buon nome. Si svilupparono ingegni, tenuto conto delle circostanze, veramente maravigliosi, e in quanto a tratti di bontà, di probità e di squisitezza di sentimenti, e a sforzi eroici e sacrifici a pro dei fratelli e degli amici tuttora schiavi, essi toccarono un grado tale, che, considerate le triste influenze sotto cui nacquero, è da stupirne non poco. L’autrice dimorò per parecchi anni sul confine degli Stati nei quali la schiavitù esiste, ed ebbe più volte occasione di osservare uomini che si erano liberati dal loro giogo.
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