Oh, la gentile figura! Ella camminava con la calma del suo forte organismo, sicura sul selciato coperto da una fanghiglia sdrucciolevole; quanta forza e quanta grazia unite in quelle movenze sicure come quelle di un felino.
Volle il caso che subito il giorno dopo egli risapesse sul conto dell'Angiolina ben più di quanto ella gli avesse detto.
S'imbatté in lei a mezzodì, nel Corso. La inaspettata fortuna gli fece fare un saluto giocondo, un grande gesto che portò il cappello a piccola distanza da terra; ella rispose con un lieve inchino della testa, ma corretto da un'occhiata brillante, magnifica.
Un certo Sorniani, un omino giallo e magro, gran donnaiuolo, a quanto dicevasi, ma certo anche vanesio e linguacciuto a scapito del buon nome altrui e del proprio, si appese al braccio di Emilio e gli chiese come mai conoscesse quella ragazza. Erano amici fin da ragazzi ma da parecchi anni non s'erano parlati e doveva passare fra di loro una bella donna perché il Sorniani sentisse il bisogno di avvicinarglisi.
– L'ho trovata in casa di conoscenti, – rispose Emilio.
– E che cosa fa adesso? – chiese Sorniani facendo capire di conoscere il passato di Angiolina e d'essere veramente indignato di non conoscerne il presente.
– Non lo so, io – e aggiunse con indifferenza ben simulata: – A me fece l'impressione di una ragazza a modo.
– Adagio! – fece il Sorniani risolutamente come se avesse voluto asserire il contrario, e soltanto dopo una breve pausa si corresse: – Io non ne so nulla e quando la conobbi tutti la credevano onesta quantunque una volta si fosse trovata in una posizione alquanto equivoca.
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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
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