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      – È vero, – confermò Emilio il quale però non disse come a quei due particolari egli avesse dato tanto poca importanza che essi, rilevati dal Balli, lo avevano sorpreso come dei fatti nuovi. – Credi dunque che il Sorniani abbia ragione? – Nel suo giudizio sulle comunicazioni del Sorniani egli certo non aveva tenuto conto di quei fatti.
      – Me la presenterai – disse il Balli prudentemente – e poi giudicheremo.
      Il Brentani non seppe tacere neppure con sua sorella. La signorina Amalia non era stata mai bella: lunga, secca, incolore il Balli diceva che era nata grigia – di fanciulla non le erano rimaste che le mani bianche, sottili, tornite meravigliosamente, alle quali ella dedicava tutte le sue cure.
      Era la prima volta ch'egli le parlava di una donna, e Amalia stette ad ascoltare, sorpresa e con la cera subito mutata, quelle parole ch'egli credeva oneste, caste , ma che in bocca sua erano pregne di desiderio e di amore. Egli non aveva raccontato nulla, ed ella, già spaventata, aveva mormorata l'ammonizione del Balli: – Bada di non fare delle sciocchezze.
      Ma poi volle ch'egli le raccontasse tutto, ed Emilio credette di poter confidare la sua ammirazione e la felicità provata quella prima sera, tacendo dei suoi propositi e delle sue speranze. Non s'accorgeva che quella che diceva era la parte più pericolosa. Ella stette ad ascoltarlo, servendolo muta e pronta a tavola acciocché egli non avesse da interrompersi per chiedere una cosa o l'altra. Certo, col medesimo aspetto, ella aveva letto quel mezzo migliaio di romanzi che facevano bella mostra di sé, nel vecchio armadio adattato a biblioteca, ma il fascino che veniva ora esercitato su lei – ella, sorpresa, già lo sapeva – era del tutto differente.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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