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      – La sua voce nasale non sapeva essere gradevole. Ella esitava come un balbuziente al principio di un discorso; poi tutta la frase le usciva di bocca ininterrotta, un solo soffio privo di qualunque calore.
      Ma, dall'altra parte del corridoio, correndo, venne Angiolina. Era già vestita per uscire. Vedendolo si mise a ridere, e lo salutò cordialmente: – Oh, signor Brentani. Che bella sorpresa! – Presentò disinvolta: – Mia madre, mia sorella.
      Era proprio quella la dolce madre cui però Emilio, lieto d'essere stato accolto così bene, porse la mano, mentre la vecchia, non essendosi attesa tanta degnazione, diede la propria con un po' di ritardo; non aveva capito che cosa egli volesse e quegli occhi inquieti di volpe l'avevano fissato per un istante con un'immediata, evidente diffidenza. La ragazzina, dopo la madre, gli porse anch'essa la mano tenendo la sinistra sempre al petto. Ottenuto quell'onore disse con calma: – Grazie.
      – S'accomodi qui – disse Angiolina; corse ad una porta in fondo al corridoio e la aperse. Beato, il Brentani si trovò solo con Angiolina; perché la vecchia e la ragazzina, fatto un ultimo complimento, erano rimaste fuori della porta. E, chiusa quella porta, egli dimenticò tutti i suoi propositi d'osservatore. L'attirò a sé.
      – No – pregò essa – qui accanto dorme mio padre ch'è indisposto.
      – So baciare senza far rumore, – dichiarò lui e le premette lungamente le labbra sulla bocca mentre essa continuava a protestare, ne risultò così un bacio frazionato in mille, adagiato in un alito tiepido.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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