E qui egli credette di dover mentire. – Non lo credo.
La sera appresso dovevano trovarsi al Giardino Pubblico in quattro. I primi sul posto furono Angiolina ed Emilio. Non era troppo gradevole d'attendere all'aperto, perché, senza che fosse piovuto, il terreno era umido per lo scirocco. Angiolina volle celare la sua impazienza sotto un aspetto di malumore, ma non le riuscì d'ingannare Emilio il quale fu preso da un intenso desiderio di conquistare quella donna ch'egli non sentiva più sua. Fu noioso invece, lo sentì ed ella non mancò di farglielo sentire anche meglio. Stringendole il braccio, egli le aveva chiesto: – Mi vuoi bene almeno quanto iersera? – Sì! – disse lei bruscamente – ma non sono mica cose che si dicano ad ogni istante.
Il Balli capitò dall'Acquedotto al braccio di una donna grande come lui. – Com'è lunga! – disse Angiolina emettendo subito su quella donna l'unico giudizio che a quella distanza se ne poteva fare.
Avvicinatosi, il Balli presentò: – Margherita! Ange! – Tentò nell'oscurità di vedere Angiolina e s'avvicinò con la faccia tanto che allungando le labbra avrebbe potuto baciarla. – Veramente Ange? – Non ancora soddisfatto, accese un cerino e illuminò con esso la rosea faccia che, seria, seria, si prestò all'operazione. Illuminata, essa aveva nell'oscurità delle trasparenze adorabili; gli occhi chiari, in cui il giallo della fiamma penetrava come nell'acqua più limpida, brillavano dolci, lieti, grandi. Senza scomporsi, il Balli illuminò col cerino la faccia di Margherita, una faccia pallida, pura, due occhioni turchini, grandi e vivaci, che toglievano la possibilità di guardare altrove, un naso aquilino e, sulla piccola testa, una grande quantità di capelli castagni.
| |
Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
|
|
Giardino Pubblico Angiolina Emilio Emilio Balli Acquedotto Com Angiolina Balli Margherita Tentò Angiolina Veramente Ange Balli Margherita
|