Durante la serata ella fu obbligata parecchie volte a dare dei segni di sommissione perché il Balli voleva esporre il sistema che seguiva con le donne. Margherita si prestava magnificamente a quella parte; rideva molto, ma ubbidiva. Si sentiva nella sua parola una certa attitudine a pensare; ciò rendeva la sua soggezione appropriatissima quale esempio.
In principio ella cercò d'annodare il discorso con Angiolina che si provava di stare sulle punte dei piedi per vedersi in uno specchio lontano e correggersi i ricci. Le aveva raccontato dei mali che l'affliggevano al petto ed alle gambe; non si rammentava di un'epoca in cui non avesse sentito dei dolori. Sempre con gli occhi rivolti allo specchio, Angiolina disse: – Davvero? Poveretta! – Poi subito, con grande semplicità: – Io sto sempre bene. – Emilio che la conosceva, trattenne un sorriso avendo sentito in quelle parole l'indifferenza più piena per le malattie di Margherita e, immediata, intera, la soddisfazione della propria salute. La sventura altrui le faceva sentir meglio la propria fortuna.
Margherita si pose fra Stefano e Emilio; Angiolina sedette l'ultima in faccia a lei e, ancora in piedi, rivolse un'occhiata strana al Balli. Ad Emilio parve di sfida, ma lo scultore l'interpretò meglio: – Cara Angiolina, – le disse senza complimenti, – ella mi guarda così sperando ch'io trovi bello anche il suo naso, ma non serve. Il suo naso dovrebbe essere fatto così. – Segnò sul tavolo, col dito bagnato nella birra, la curva che egli voleva, una linea grossa che sarebbe stato difficile figurarsi su un naso.
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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
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