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      Ma il Balli si ricordò di nuovo di lui: – Come sei ammutolito! – Poi, rivolto ad Angiolina, chiese: – E sempre così nelle lunghe sere che passate insieme?
      Ella che pareva dimentica dei suoi inni d'amore, disse con malumore: – È un uomo serio.
      Il Balli ebbe la buona intenzione di risollevarlo: ne tessé la biografia caricandola: – Come bontà è lui il primo ed io il quinto. È il solo maschio col quale io abbia saputo andar d'accordo. È il mio alter ego, il mio altro io, pensa come me, e... è sempre del mio parere quando io subito non so essere del suo. – All'ultima frase aveva dimenticato il proposito col quale aveva cominciato a parlare e, di buon umore, schiacciava Emilio sotto il peso della propria superiorità. Quest'ultimo non seppe far altro che comporre la bocca ad un sorriso.
      Poi sentì che sotto quel sorriso doveva essere ben facile d'indovinare uno sforzo e, per simulare meglio disinvoltura, volle parlare. S'era discorso, – egli non sapeva neppure da chi, – di far posare Angiolina per una figura che il Balli ideava. Egli era d'accordo: – Si tratta già di copiare la sola testa – disse ad Angiolina come se non avesse saputo che ella avrebbe accordato anche di più. Ma ella, senza interpellarlo, mentre egli era stato distratto dai discorsi di Margherita, aveva già accettato, e, bruscamente, interruppe le parole di Emilio, che, per nulla spontanee, s'erano disposte in una perorazione fuori di luogo, esclamando: – Ma se ho già accettato.
      Il Balli ringraziò e disse che ne avrebbe sicuramente approfittato, ma soltanto di là a qualche mese, perché, per il momento, era troppo occupato con altri lavori.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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