Ella stava ad ascoltare le confidenze che le faceva lo scultore, e non s'ingannava: le erano fatte proprio per conquistarla ed ella infatti si sentiva tutta sua. Per la mente della grigia fanciulla non passarono speranze per l'avvenire. Era proprio del presente che ella gioiva, di quell'ora in cui ella si sentiva desiderata, importante.
Uscirono insieme. Emilio avrebbe voluto andarsene col Balli, ma ella gli ricordò la promessa fattale il giorno innanzi di condurla con sé. Quella festa non doveva ancora terminare. Stefano la spalleggiò. A lui pareva che l'attaccamento per Amalia avrebbe potuto combattere nel Brentani l'influenza di Angiolina, e non ricordava più che pochi minuti prima aveva lottato per porsi tra fratello e sorella.
Ella fu pronta in un batter d'occhio, e aveva trovato anche il tempo di rassettare sulla fronte i ricci dei capelli fini ma piuttosto variamente macchiati che coloriti. Quando, infilando i guanti, invitò il Balli ad uscire, ebbe per lui un sorriso col quale pregava di piacergli.
Sulla via ella era più insignificante che mai, vestita tutta di nero, una piccola piuma bianca nel cappellino. Il Balli scherzò sulla piuma. Disse però che gli piaceva e seppe celare il malumore che lo colse all'idea di dover attraversare la città accanto a quella donnetta di un gusto tanto perverso da porre un segnale bianco a sì piccola distanza da terra.
L'aria era tepida ma, coperto di una fitta bianca nebbia, tutta una cappa dello stesso colore, il cielo era veramente invernale e Sant'Andrea con quegli alberi dai lunghi rami nudi, secchi, non ancora tagliati, e il suolo bianco per la luce impedita e diffusa, sembrava un paesaggio di neve.
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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
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