– Ciò mi rattristò profondamente. È un'infamia d'esser trattato così. Mi posi a fare delle indagini e quando credetti di aver scoperto il mio rivale, trovai che nel frattempo erano divenuti due. La cosa diventava molto più innocente. Allora per la prima volta mi degnai di fare delle indagini sulla famiglia di Margherita e trovai ch'era composta della madre e di una caterva di sorelle giovanissime. Capisci? Ella deve provvedere all'educazione di tutte quelle ragazze. – Poi il Balli, con voce profonda dalla commozione, concluse: – Figurati che da me ella non ha voluto accettare un centesimo. Voglio che confessi, mi racconti tutto. La bacerò un'ultima volta, le dirò di non serbarle alcun rancore, e la lascerò conservando di essa il più dolce ricordo. – Poi, subito, fumando egli si rasserenò e quando Amalia rientrò, egli canterellava a mezza voce:
Pria confessi il delitto e poscia muoia!
La stessa sera Emilio raccontò la storia di Margherita ad Angiolina. Ella ebbe un impeto di gioia che le fu impossibile di celare. Poi capì essa stessa che doveva farsi perdonare da Emilio un tale movimento. Ma fu difficile. Come era doloroso per lui di veder lo scultore conquistarsi giuocando e ridendo quello ch'egli non poteva ottenere a prezzo di tanti dolori!
Del resto egli passava allora un periodo di strana illusione con Angiolina. Un sogno, di quelli cui egli era tanto esposto in piena veglia, gli faceva credere d'essere stato lui il corruttore della fanciulla. Infatti, subito, le prime sere in cui l'aveva avvicinata, egli le aveva tenuti quei magnifici discorsi sulle donne oneste e sull'interesse.
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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
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