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      Poi si mise a canticchiare. – Sì, vendetta, tremenda vendetta... e, forse sperando ch'essi si sarebbero fermati ad aspettarli, trascinò seco Emilio verso la stazione.
      Emilio aveva capito che si trattava di Angiolina. Acconsentì a camminare accanto al Balli facendo delle domande come se non avesse avuto il più lontano sospetto della verità. Poi comprese: il nodo che gli serrava la gola era prodotto dal duro ridicolo che lo colpiva. Oh, prima di tutto liberarsi da quello! Si fermò ostinato. Voleva sapere di che cosa si trattasse altrimenti non si sarebbe mosso di là. Gli dicesse tutto con franchezza. Si trattava di Angiolina nevvero? – Tutto quanto me ne puoi dire tu non arriva certo a quanto ne so io – e rise. – Cessa dunque da questa commedia.
      Fu soddisfatto di se stesso specialmente quando si accorse d'aver subito ottenuto dal Balli quello che voleva. Divenuto serio, costui gli raccontò del caso per cui s'era imbattuto in Angiolina e l'aveva colta in flagrante. In un'alcova la cosa non sarebbe potuta essere più chiara. – Quell'uomo era là per Angiolina e non per Giulia, anzi Angiolina era là per lui. Come gli accarezzava le mani e come la guardava! Non era mica il Volpini, sai. – S'interruppe per guardare Emilio ed esaminare se forse la calma che gli scorgeva non fosse derivata dalla presunzione che l'uomo col quale lo si tradiva fosse il Volpini
      Emilio continuava a prestar orecchio fingendo di essere sorpreso da tale notizia. – Ne sei poi sicuro? – chiese coscienziosamente. Sapeva che il Volpini non si trovava a Trieste, e perciò non aveva neppure pensato a lui.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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