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      Così, senza parole, ella era proprio una donna amante convinta di tradimento.
      Poco dopo ci fu però un istante in cui la conversazione minacciò di divenire allegra, allegra. Per ferirla, egli ricordò le cose ch'ella aveva prese al caffè a spese dell'ombrellaio. – Giulia un bicchierino di un liquore trasparente, tu una tazza di cioccolata con una batteria di focacce.
      Allora – oh, dolore! – ella si difese energicamente, e il suo volto si colorò per qualche cosa che doveva somigliare la virtù calunniata. Finalmente le era attribuita una colpa che non aveva, ed Emilio capì che il Balli doveva essersi ingannato su quel punto.
      – Cioccolata! Io che non la posso soffrire! Cioccolata io! Presi un bicchierino di non so che cosa e neanche lo bevetti. Ella metteva in questa dichiarazione tale energia che non avrebbe potuto impiegarne di più per asserire la propria perfetta innocenza. Era però visibile un certo suo tono di rammarico, quasi avesse deplorato di non aver mangiato di più giacché quella rinunzia non era bastata a salvarla agli occhi di Emilio. Era proprio a lui ch'ella aveva fatto quel sacrificio.
      Egli fece un violento sforzo per annullare quella nota falsa che gli guastava gli ultimi addii. – Basta! Basta! – disse con disprezzo. – Io non le dirò altro che questo: – le dava del lei per aggiungere solennità a quel momento – io le ho voluto bene e per questo solo fatto avevo il diritto di essere trattato altrimenti. Quando una ragazza permette ad un giovine di dirle d'amarla, ella è già sua e non più libera.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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