Eppure ci sarebbero stati dei pretesti per andarci subito. Se non altro, egli poteva avvicinarla per farle dei nuovissimi rimproveri. Infatti egli non aveva mai sospettata l'esistenza di quegli imberbi che avevano preceduto il Merighi e di cui gli aveva parlato quel giorno il Sorniani. – No! – disse ad alta voce – Una debolezza simile mi getterebbe in sua balìa. Pazienza; Dieci o quindici giorni. Ella s'avvicinerà per la prima. – Ma in tanto che cosa avrebbe fatto quella prima mattina?
Leardi! Il bel giovane, biondo e robusto, dal colorito di giovinetta su un organismo virile, passava il Corso, serio come sempre, vestito di un soprabito chiaro che faceva proprio per quella tepida giornata d'inverno. Il Brentani ed il Leardi appena appena si salutavano, tutt'e due molto superbi quantunque per ragioni molto differenti. Emilio di fronte a quel giovanotto elegante ricordava d'essere il letterato di una certa riputazione; l'altro invece credeva di poter trattarlo dall'alto al basso perché lo vedeva vestito meno accuratamente e non l'aveva mai trovato in nessuna delle grandi case della città ove egli invece era accolto a braccia aperte. Avrebbe però amato che tale sua superiorità fosse riconosciuta anche dal Brentani, e rispose cortesemente al saluto che gli fu fatto. Lo accolse poi con maggior gentilezza che sorpresa quando lo vide avvicinarglisi con la mano stesa.
Il Brentani aveva ceduto ad un istinto imperioso. Visto che non gli era permesso di cercare Angiolina, il meglio che gli restava da fare era d'attaccarsi a chi nel suo pensiero era perennemente legato a lei.
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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
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