– Anche ella approfitta del bel tempo per fare una passeggiata?
– Faccio due passi prima di colazione – disse il Leardi accettando così la compagnia del Brentani.
Emilio parlò poi del bel tempo, di una propria indisposizione, e della malattia del Sorniani. Disse poi ch'egli non amava quest'ultimo perché gli pareva si vantasse troppo di aver delle buone fortune con le donne. Parlava con abbondanza di parole. Egli aveva lo strano presentimento d'essere accanto a persona che molto importasse nella sua vita, ed ogni sua parola avrebbe desiderato andasse a conquistargliene l'amicizia. Lo guardò con ansietà allorché si trovò d'aver parlato delle buone fortune del Sorniani. Il Leardi non mosse ciglio mentre Emilio s'era atteso ad un sorriso di superiorità. Per lui un simile sorriso a quel proposito sarebbe equivalso alla confessione di un legame con Angiolina.
Ma anche il Leardi fu discorsivo. Certo voleva dimostrare al Brentani la propria coltura. Si lagnò che sul Corso si vedessero sempre le stesse facce e a questo proposito trovò anche deplorevole che la vita di Trieste fosse poco vivace e poco artistica. Non gli si confaceva quella città.
Il Brentani intanto fu preso da un violento desiderio di farlo ciarlare di Angiolina. Di quanto l'altro gli diceva, egli non sentiva che le singole parole, quasi meccanicamente per cercarvi un suono che ricordasse il nome d'Angiolina, e gli desse l'opportunità di attaccarvisi per parlare di lei. Per sua fortuna non lo trovò, ma tutt'ad un tratto, indignato di dover star a sentire tante sciocchezze che l'altro snocciolava lentamente per farle gustare meglio, ruvidamente l'interruppe: – Guarda, guarda, disse con aria di sorpresa seguendo con l'occhio un'elegante figura di donna che non somigliava affatto ad Angiolina – la signorina Angiolina Zarri.
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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
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