La compassione che il Brentani sentiva nell'amico lo tranquillava molto. Prima di tutto egli poteva essere sicuro che, per il momento, Stefano ed anche Angiolina non si sarebbero trovati; poi egli aveva una natura mansueta che abbisognava di carezze. Dalla sera prima aveva cercato invano dove puntellarsi. Era stata forse la mancanza di appoggio la causa per cui l'agitazione lo aveva tanto spesso padroneggiato dispoticamente. Avrebbe potuto resistere se gli fosse stata data l'opportunità di spiegare e ragionare, e se fosse stato obbligato ad ascoltare.
Ritornò a casa molto più tranquillo di quando ne era uscito. Era sorta in lui l'ostinazione di cui egli era disposto di vantarsi come di una forza. Non avrebbe avvicinata Angiolina che nel caso in cui ella ne lo avesse pregato. Egli poteva attendere, e quella relazione non poteva e non doveva essere ripresa da lui con un atto di sommissione.
Ma il sonno non voleva venire. Nei vani tentativi di conquistarlo, la sua agitazione crebbe come nella corsa della sera innanzi. La sua fantasia agitata architettò intero il sogno di un tradimento del Balli. Sì, il Balli lo tradiva. Stefano aveva poco prima confessato di aver sognato di far posare Angiolina per un bozzetto. Ora, sorpreso nel suo studio da Emilio, con essa, mentre la copiava seminuda, si scusava, ricordando quella confessione. Ed Emilio, per punirlo, trovava delle frasi roventi d'odio e di disprezzo. Erano ben diverse da quelle ch'egli aveva dirette ad Angiolina perché qui egli aveva tutti i diritti: la lunga amicizia prima di tutto, e poi la formale promessa.
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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
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