Per un istante fu tutto col pensiero ad Amalia: – Strano! Angiolina aveva parte nel destino della sorella. – Si quietò dicendosi che col tempo avrebbe saputo riparare, facendo prima di tutto capire al Balli quale essere stimabile fosse Amalia, e dedicando poi a quest'ultima tutto il proprio affetto.
Ma come darle una prova di tale affetto nello stato in cui egli si trovava? Anche quella sera stette parecchio tempo fermo dinanzi al tavolo su cui aveva sperato di trovare una lettera di Angiolina. Guardava quel tavolo come se avesse voluto farne scaturire una carta. Il desiderio di Angiolina era aumentato in lui. Perché veramente? Ancora più che il giorno prima sentiva quanto fosse vano e triste il gioco di tenersi lontano da lei. Oh, gioconda Angiolina! Ella non dava a nessuno dei rimorsi.
Poi, quando nella stanza vicina percepì chiara e sonora la voce di quell'altra sognatrice, il suo rimorso fu cocentissimo. Che male ci sarebbe stato a lasciar continuare quei sogni innocenti nei quali si concentrava tutta la vita d'Amalia? Vero è che quel rimorso finì col mutarsi in una grande compassione di se stesso che lo fece piangere e trovare un grande sollievo in quello sfogo. Quella notte dunque il rimorso gli fece trovare il sonno.
Capitolo IX
Quanto era superiore a lui Amalia! Ella rivelò sorpresa il giorno appresso di non veder comparire il Balli, ma con tale indifferenza che sarebbe stato difficile di scoprirvi il minimo dispiacere. – È forse indisposto? – chiese ad Emilio, e costui ricordò che ella aveva avuto sempre una grande disinvoltura parlando con lui di Stefano.
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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
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