Wagner e Angiolina! Era già molto che si fossero incontrati una volta sola.
Passò una notte insonne. Era inquieto, e non trovava nel letto una posizione comoda abbastanza per starci fermo. S'alzò per calmarsi e ricordò che forse dalla stanza della sorella poteva venirgli una distrazione. Ma Amalia non sognava più; ella aveva perduti anche i suoi lieti sogni. La sentì voltarsi più volte nel letto che neppure a lei sembrava molle.
Verso la mattina ella lo sentì alla porta e gli chiese che cosa volesse.
Egli era ritornato là nella speranza di udirla parlare, di apprendere ch'ella godesse almeno una volta nelle ventiquattr'ore.
– Niente – rispose lui profondamente accorato di sentirla desta – mi pareva che ti movessi, e volevo vedere se ti occorresse qualche cosa.
– Non mi occorre niente – rispose ella mitemente. – Grazie, Emilio.
Egli senti d'essere stato perdonato e ne provò una soddisfazione vivissima e dolce tanto che gli si inumidirono gli occhi. – Ma perché non dormi? – L'istante era tanto felice ch'egli voleva gustarlo; lo prolungava e lo rendeva più intenso facendo sentire alla sorella il proprio affetto commosso.
– Mi sono destata or ora; ma tu?
– Io dormo pochissimo da parecchio tempo – rispose lui: credeva sempre che ad Amalia dovesse derivare un sollievo dal sapere quali dolori patisse anche lui. Poi, ricordando le parole scambiate col Sorniani, le annunziò che aveva deciso di andare a distrarsi alla Valchiria. – Ci vieni anche tu?
– Ben volentieri – rispose essa. – Basta che non ti costi troppo.
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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
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Angiolina Amalia Emilio Amalia Sorniani Valchiria
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