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      Da tanta noia egli fu indotto a sbadigliare lungamente. Oh, così mutato era noioso anche lui. Dove se n'era andata quella bella vivacità che Amalia aveva amata tanto perché le sembrava nata per piacere a lei?
      Emilio sentì che la sorella doveva soffrire, e cercò di provocare qualche segno di maggiore interessamento da parte di Stefano. Parlò della cattiva cera di Amalia e minacciò la sorella di chiamare il dottor Carini se ella non si fosse migliorata d'aspetto. Il dottor Carini, amico del Balli, era stato nominato proprio per indurre quest'ultimo a parlare anche lui della salute di Amalia. Ma Stefano, con ostinazione puerile, badò di non prender parte a un simile discorso, e Amalia rispose alle parole affettuose del fratello con una frase ruvida. Voleva essere brusca con qualcuno, né poteva esserlo col Balli. Del resto poco dopo si ritirò nella sua stanza, e li lasciò soli.
      Per via Emilio ritornò su quelle sue disgraziate parole e tentò di spiegarle e di togliere da Amalia qualunque aspetto di colpa. Confessò di essere stato leggero. Doveva essersi ingannato sul sentimento di Amalia, la quale (ne fece solenne giuramento) non gli aveva mai detto una parola in proposito. Il Balli finse di credergli. Dichiarò ch'era tuttavia inutile di riparlare di quella faccenda che egli, da lungo tempo, aveva dimenticata. Come sempre, egli era molto contento di se stesso. S'era comportato come doveva per ridare la quiete ad Amalia, ed evitare fastidi all'amico. L'altro tacque comprendendo di gettare il fiato al vento.


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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258

   





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