Aveva scritto il suo romanzo, la storia di un giovane artista il quale da una donna veniva rovinato nell'intelligenza e nella salute. Nel giovane aveva rappresentato se stesso, la propria ingenuità e la propria dolcezza. Aveva immaginato la sua eroina secondo la moda di allora: un misto di donna e di tigre. Del felino aveva le movenze, gli occhi, il carattere sanguinario. Non aveva mai conosciuta una donna e l'aveva sognata così, un animale ch'era veramente difficile fosse mai potuto nascere e prosperare. Ma con quale convinzione l'aveva descritta! Aveva sofferto e goduto con essa sentendo a volte vivere anche in sé quell'ibrido miscuglio di tigre e di donna.
Riprese ora la penna e scrisse in una sola sera il primo capitolo di un romanzo. Trovava un nuovo indirizzo d'arte al quale volle conformarsi, e scrisse la verità. Raccontò il suo incontro con Angiolina, descrisse i propri sentimenti, – subito però quelli degli ultimi giorni – violenti e irosi, l'aspetto di Angiolina ch'egli vide al primo incontro guastato dall'animo basso e perverso, e infine il magnifico paesaggio che aveva contornato agli esordii il loro idillio. Stanco e annoiato, abbandonò il lavoro, contento di aver steso in una sola sera tutto un capitolo.
La sera appresso si rimise al lavoro avendo nella mente due o tre idee che dovevano bastare per una sequela di pagine. Prima però rilesse il lavoro fatto: – Incredibile! – mormorò. L'uomo non somigliava affatto a lui, la donna poi conservava qualche cosa della donna–tigre del primo romanzo, ma non ne aveva la vita, il sangue.
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Senilità
di Italo Svevo (Ettore Schmitz)
pagine 258 |
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Angiolina Angiolina Incredibile
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